Cos’è il “Numero di Dunbar” e in che modo ci riguarda?

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Quanti dei nostri amici sentiamo tutti i giorni e quanti ne vediamo almeno una volta alla settimana o al mese? Viviamo freneticamente e i social media sono diventati il modo più utilizzato per mantenere vive le relazioni, si possono raggiungere le persone e si possono scambiare informazioni e sentimenti attraverso le chat. Ci si può conoscere ed essere riconosciuti nella propria identità, si può ridere, scherzare, non c’è più limite alle modalità che il Web offre per tenersi in contatto. Videochat, chat, messaggistica istantanea, condivisioni delle proprie foto, delle proprie esperienze, tutti i propri “amici” possono aggiornarsi sulle nostre vite semplicemente consultando il nostro profilo e ciò che abbiano reso pubblico e accessibile. Ma siamo veramente così intimi con queste persone o qualcosa viene perso con l’estendersi delle reti sociali?
Una delle tipiche “frasi fatte” che vengono più spesso associate all’amicizia è “Meglio pochi, ma buoni”. C’è una certa veridicità in questa affermazione: oltre al nostro atteggiamento selettivo, anche le risorse cognitive di cui disponiamo, in qualche modo, fanno la distinzione limitando il numero di amicizie stabili che siamo in grado di mantenere.
I siti di social networking permettono di avere una traccia di tutte le conoscenze amicali che possediamo, ma con quante persone effettivamente interagiamo? Spesso accade che alcuni profili risultino “amici” su di un sito di social networking, ma nella realtà non hanno mai avuto alcun riscontro o, ancora, può capitare di avere “amici” virtuali che forniscono sostegno emotivo e con i quali si hanno maggiori interazioni che con quelli della vita reale.
C’è chi sostiene che grazie alla rivoluzione che il Web 2.0 ha portato con sé, oggi, si disponga di una rete sociale più ampia e quindi saremmo più connessi tra di noi. Vero. D’altronde, è anche vero che non tutte queste relazioni vengono “coltivate” allo stesso modo. Le informazioni che pubblichiamo sicuramente raggiungono una cerchia di persone più vasta rispetto al passato, ma se dovessimo parlare di amicizia nel senso più stretto e intimo della parola, le cose cambiano in modo significativo.
Robin I. M. Dunbar (1992; 1996; 1998), studiando i primati e le loro relazioni sociali, concluse che le dimensioni della rete sociale stabile di ogni individuo può raggiungere una media di circa 150 persone (con oscillazioni tra 100 e 250 individui, a seconda dei parametri che vengono applicati da ognuno di noi per definire la propria cerchia amicale e dalle dimensioni della neocorteccia). L’antropologo giunse a questi risultati applicando un’equazione alla vita sociale dei primati che esaminava. Lo studioso sostiene che perché ci sia coesione nel gruppo sociale, bisognerebbe dedicare circa il 42% del tempo al “social grooming”, ovvero quelle pratiche di contatto intimo e fisico, nonché le attenzioni che si rivolgono alle persone a cui si vuole bene affinché esse stiano in salute (coccole, grattini, abbracci, carezze, prendersi cura, toelettatura).
La lontananza fisica è un altro fattore che Dunbar considera nella sua tesi, in quanto ostacola la frequenza con cui le persone si possono incontrare e/o avere scambi intimi. Secondo l’autore, la capacità di utilizzare il linguaggio, ha permesso all’essere umano di mantenere e compensare in qualche modo alla distanza, diminuendo il ricorso alla fisicità dei rapporti.
Altri due studiosi, H. Russel Bernard e P. Killworth hanno rilevato dai loro studi un numero più ampio di relazioni che si aggirerebbe addirittura intorno alla cifra di 290, ma i loro risultati non hanno avuto la stessa divulgazione delle ricerche di Dunbar.
Nonostante l’equazione di Dunbar sia stata applicata anche nello studio di altre scienze sociali quali la psicologia, la politica, l’economia e nella costruzione di software o di siti di social networking, resta il limite che i legami virtuali non possano produrre gli stessi effetti di quelli reali in termini di risposte/reazioni biologiche.

Riferimenti

Don’t Believe Facebook; You Only Have 150 FriendsNPR, 4 giugno 2011.
R. I. M. Dunbar (1998), Grooming, Gossip, and the Evolution of Language.
H. Russell Bernard (2006), Honoring Peter Killworth’s contribution to social network theory.
R. I. M. Dunbar (1998), The Social Brain Hypothesis– Evolutionary Anthropology
R. I. M. Dunbar (1998), Social cognition on the Internet: testing constraints on social network size.

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